Recenti iniziative economiche e studi promossi da enti di ricerca nazionali hanno evidenziato come il turismo religioso in Italia stia vivendo una vera e propria “stagione d’oro“. I tassi di crescita di questo mercato sono significativi e le previsioni future ipotizzano ulteriori possibilità di sviluppo. Gli effetti del turismo religioso hanno molteplici ripercussioni positive sull’economia nazionale incrementata indirettamente, ad esempio, da spese come quelle di pernottamento e di ristoro sostenute dai turisti oppure dalle vendite dei negozi che trattano articoli religiosi.
Il legame indissolubile tra arte e religione
Tra le caratteristiche che contraddistinguono e che identificano l’Italia nel mondo c’è sicuramente il grande patrimonio storico, artistico ed archeologico diffuso su tutta la penisola. Un dato significativo da prendere in considerazione è che una grossa fetta del patrimonio artistico/archeologico italiano è concentrato e localizzato all’interno di siti religiosi. Proprio questa correlazione tra arte e religione ha reso l’Italia un terreno fertile per il turismo religioso.
Questo aspetto ha anche contribuito all’evoluzione del concetto di turismo religioso, che esce da una dimensione strettamente religiosa per entrare in una più laica e ricreativa. Infatti, L’identikit del “turista religioso” che visita l’Italia non è necessariamente solo quello di una persona diretta verso un luogo di culto per accrescere la propria spiritualità, ma al contrario abbraccia una pluralità di intenti che possono essere anche ricreativi e culturali.
Basti pensare ai tanti itinerari e cammini offerti sul mercato in cui la fede è solo una componente del viaggio, ma non l’unica ed esclusiva come capita invece nel fenomeno del cosiddetto “pellegrinaggio”.
Un trend in crescita
Cresce ogni anno sempre di più il turismo religioso, accanto a quello culturale ed enogastronomico, catturando una fetta di mercato sempre più grande. Secondo un recente studio, realizzato dall’ Istituto Nazionale per le Ricerche Turistiche (ISNART), il Turismo Religioso porta ogni anno in Italia circa 5,6 milioni di turisti da ogni parte del globo. Una larga parte dei “turisti religiosi” sono stranieri, circa il 60% di tutti i visitatori. Gran parte di essi provengono da nazioni Europee, circa il 45,3%, mentre il restante 14,9 % proviene da nazioni e territori extraeuropei.
Sulla scorta di questi dati in molti hanno compreso che si tratta di un segmento di mercato dalle grandi potenzialità, tanto che diverse regioni italiane ed operatori di settore si sono mobilitati investendo fondi in progetti per l’ideazione e la costruzione di itinerari di culto. Pensiamo a eventi ed iniziative come la Borsa del turismo religioso internazionale svoltosi a Roma pochi giorni fa e che ha visto la partecipazione congiunta di circa 130 tra venditori e acquirenti di provenienza europea che sono stati in grado di generare più di 2000 contatti.
Il turismo religioso assume una certa importanza anche a livello sociale dal momento che la predisposizione di itinerari religiosi porta ad un incremento del tasso di occupazione. Alcune tra le mete più popolari infatti si trovano in zone che di per sé non sono caratterizzate da una grande densità demografica. Richiedendo forza lavoro in quei territori si evita il rischio dello spopolamento con conseguente beneficio per le economie locali stimolate dai flussi turistici.